L'11 agosto 1881, nella chiesa di Nizza, suor Maddalena assiste all'elezione della nuova Madre generale: suor Caterina Daghero, 25 anni.
In quell’anno, le FMA hanno in Sicilia due opere: a Catania e a Bronte. Ma l'1l agosto l’arcivescovo di Catania, monsignor Dusmet, indirizza una lettera a don Cagliero (nominato da Don Bosco «direttore generale delle FMA») chiedendo tre suore «patentate per l'insegnamento» per prendere la direzione del «conservatorio delle verginelle» di Trecastagni, che era ridotto ad uno stato di anemia.
Il 5 settembre 1881, l'obbedienza manda suor Maddalena Morano a Trecastagni. Con la Morano giungono, nella terra in cui si respirava tanta diffidenza, due suore e una novizia.
La Sicilia cattolica stava subendo uno dei momenti più difficili della sua storia: attraverso «leggi eversive» il governo italiano operava una devastante soppressione di tutte le opere cattoliche che fino a quel momento si erano incaricate di educazione e di assistenza. Nell'isola si stava creando uno spaventoso vuoto educativo. I vescovi, i parroci, quasi con disperazione, cercavano una soluzione a quel problema «soprattutto attraverso le nuove congregazioni che sarebbero state accolte con enorme favore nell'isola tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, come i Salesiani» (A. Sindoni).
Sr Morano giunta in Sicilia non si allarmò per le chiacchiere altrui, ma si preoccupò solo di far rivivere lo spirito che era nella Casa Madre. Voleva che tutti fossero animati da spirito di preghiera, zelo, unione, belle maniere. Di larghe vedute, era sollecita nel dare a ciascuno quanto aveva di bisogno, ma vigilava perché fossero praticati gli insegnamenti dei fondatori.
L’educandato, l’oratorio e il laboratorio per le esterne fiorivano con la meraviglia di tutti e tutti esaltavano le virtù di suor Morano dimostrando il bene che operava per le ragazze del paese.
Tra le ragazze, ospitate a Trecastagni, c’è Antonia Torrisi, la più piccola, di appena 5 anni. Intervistata a distanza di tanti anni (quando ormai era nonna di 69 anni) ricordava ancora l'incanto dei giorni vissuti tra le FMA nel Conservatorio:
«Ero orfana di madre, e mio papà, non potendo badare a me per il suo ufficio, mi affidò dalle suore a cinque anni. Mi ricordo, come fosse ora, l'impressione provata all'apparire di Madre Morano. Il suo viso esprimeva bontà, dolcezza, e io non so per quale istinto lasciai mio padre e mi abbandonai fra le sue braccia come con una mamma... Era come una stella tanto luminosa che i suoi raggi illuminavano e indicavano a tutti Dio, il Cielo, la nostra Patria celeste... Ogni sera, dandoci la buona notte, la sua parola chiara penetrava nelle nostre anime portando via le amarezze della giornata.
Per me in particolare fu una vera madre affettuosa, premurosa, buona. A tutte le mie scaramucce sapeva con dolcezza dare riparo, lasciando nel mio cuore un rivolo di tenerezza.
Una notte io ebbi il mio lettino collocato vicino al suo. Non so per quale motivo, quella notte non potevo prendere sonno. Allora la chiamai: "Madre, ho paura". "Di che cosa? — rispose —. Dormi, non senti che il tuo angioletto è vicino a tè?". E io a insistere che avevo paura. Allora la Madre mi accarezzò, con atto veramente materno, e io mi addormentai».
All’inizio dell’anno scolastico 1882-1883 giunge a Trecastagni per la prima volta Madre Caterina Baghero, allora Madre Generale, insieme a don Giovanni Cagliero.
Il bene che si operava a Trecastagni spinge il vescovo di Acireale, Mons. Genuardi, ad avere nella sua diocesi le Figlie di Maria Ausiliatrice. Così il 20 Gennaio 1883 ad opera dello zelante parroco, padre Patanè, giungono le suore a Nunziata di Mascali.
La casa di Trecastagni accolse successivamente le prime postulanti e novizie. Sr Morano sentiva per esse la viva responsabilità di iniziarle allo spirito di santità salesiana da diffondere nella terra sicula.
La sua direzione era rigorosa ma il suo cuore pieno di bontà e di attenzione verso tutte.
Nel 1885 Don Rua visita la casa di Trecastagni e, constatando lo spirito di fedeltà che animava le sue figlie, le incoraggiò con il suo paterno aiuto e con la sua benedizione.