Il servo di Dio ad Agrigento
I LUOGHI
Cenni storici
Fondata intorno al 580 a. C. , Agrigento vanta un territorio in cui si insediarono i vari popoli che lasciarono traccia nell'isola. Fu sede di popoli indigeni che mantenevano rapporti commerciali con egei e micenei, il territorio agrigentino vide sorgere la polis di Akragas), fondata da geloi di origine rodio-cretese. Nella sua storia millenaria la città ha avuto ben quattro nomi: Akragas per i Greci Agrigentum per i Romani, Kerkent o Gergent per gli Arabi; per i Normanni era Girgenti, nome ufficiale della città fino al 1929, in cui venne utilizzata un'italianizzazione del nome che aveva la città durante il dominio romano. Raggiunse il massimo splendore nel V secolo a.C., prima del declino avviato dal dominio cartaginese.
La città
È nota come Città dei templi per la sua distesa di templi dorici dell'antica città greca che sorgono nella cosiddetta valle dei templi, inserita, nel 1997, tra i patrimoni dell’umanità all'UNESCO. Nel 210 a.C. venne saccheggiata dai Romani e assoggettata all'Impero ma conobbe nei secoli successivi, l'invasione e la riedificazione da parte degli Arabi che la ricostruirono sulla cima della collina in cui oggi si ammira il centro storico caratterizzato appunto dalla tipica conformazione araba, con le sue piccole viuzze e cortili che convergono verso la Via Atenea, che è da considerare anche oggi la più importante arteria della città.
La via Atenea da Porta di Ponte, attraversa interamente il centro storico e su di essa si affacciano bellissimi palazzi e numerose chiese frutto di stili di costruzione a volte totalmente diversi tra loro che contengono all’interno dei veri e propri tesori di arte sacra molto spesso sconosciuti al grande pubblico. Tra questi, all’interno delle chiese, si possono visionare numerose opere del Serpotta e del Gagini. Caratteristiche e pregevoli le chiese dell’Addolorata e di San Francesco di Paola, ubicate nel popolare quartiere Rabato, di San Giuseppe, San Domenico, dell’Itria o Sant’Alfonso, dell’Immacolata e di S.Maria dei Greci costruita sui resti di un tempio greco. Oggi Agrigento si estende su una superficie di 245 Kmq a 230 metri dal livello del mare e conta circa 55.000 abitanti.
Abbazia di Santo Spirito
Costruito nel 1260, il complesso, tra i più talli della Sicilia, è costituito dalla chiesa e dall'adiacente monastero cistercense.
La chiesa è caratterizzata, all'esterno, da un magnifico portale di stile chiara montano sormontato da un ricco rosone, in un contesto barocco più recente.
All'interno, settecentesco, si possono ammirare numerosi, stucchi serpottiani, un'acquasantiera del Cinquecento, una Madonna del Gagini (o di scuola gaginesca) ed un magnifico soffitto ligneo a cassettoni.
L’adiacente monastero, o Badia Grande, risalente al 1290, è impreziosito dal magnifico chiostro quadrangolare, uno dei più antichi e meglio conservati della Sicilia, nel quale spiccano vari portali gotici. All'interno del monastero sono conservati alcuni affreschi risalenti ai secoli
XVI e XIX .
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Chiesa di San Lorenzo
Denominata anche "del Purgatorio", la chiesa fu costruita nel XVII secolo nel sito di una più antica, omonima costruzione sacra. Elegante il prospetto rinascimentale barocco. L’interno, a un'unica navata, è impreziosito da otto statue femminili di Giuseppe e Giacomo Serpotta, raffiguranti le Virtù. A sinistra della chiesa, sotto un leone di pietra, si apre il principale degli ingressi agli antichi ipogei: una perfetta rete di acquedotti sotterranei che alimentavano di acqua potabile Akragas, realizzati nel V secolo a.C. dall'architetto Feace.
Chiesa di San Domenico
Sulla piazza Pirandello si trova il bel complesso costituito dalla Chiesa di San Domenico e dall'adiacente ex Convento dei Padri Domenicani. La Chiesa di San Domenico, un'elegante costruzione del XVII secolo, presenta una facciata rinascimentale barocca a due ordini, affiancata da un campanile. Il prospetto è completato da un ordine di lesene che racchiudono le nicchie laterali e da un'ampia finestra centrale. Nell'elegante, contiguo edificio dell’ex Convento sede del Municipio, è ricavato il Teatro Luigi Pirandello, opera di G.B. Basile, oggi finalmente restaurato e restituito, dopo un lunghissimo periodo, agli antichi splendori.
La cattedrale
Fondata verso la fine dell'XI secolo dal vescovo agrigentino Gerlando, il tempio, di stile normanno-gotico, venne più volte ingrandito e rimaneggiato a partire dal XIV e sino al XVII secolo, conservando dell'originario impianto solamente le magnifiche monofore, ancora visibili sul fianco destro.
Presenta una facciata a cui si accede per mezzo di un'ampia e morbida scalinata, fiancheggiata dal magnifico campanile incompiuto del XV secolo, abbellito da due ordini di monofore cieche gotico-catalane e da una finestra con balcone sormontata da un
bellissimo arco ogivale riccamente ornato. L’interno, a croce latina, è caratterizzato da tre navate divise da arcate ogivali poggianti su pilastri ottagonali e sormontate da un magnifico soffitto ligneo riccamente dipinto. Ricchi stucchi e affreschi danno un carattere di sontuosità all'insieme. Nell'ala destra del transetto si apre la piccola cappella di San Gerlando, sormontata da un portale gotico finemente modellato e nella quale è conservata l'Arca, un reliquiario del 1639; nella navata di sinistra, segnaliamo la Cappella De Marinis; nell'abside di destra, un gruppo marmoreo di Madonna con Bambino del 1495. Di notevolissima importanza il Tesoro della cattedrale (momentaneamente trasferito al Museo archeologico), particolarmente ricco di opere d'arte di alto valore storico ed artistico e nel quale spicca il celebre sarcofago di Fedra, elegantissima opera marmorea romana degli inizi del III secolo d.C. ispirata allo stile greco del V secolo a.C. (attualmente nella Chiesa di San Nicola).
Santa Maria dei Greci
Attraverso la via di Santa Maria dei Greci si accede all'omonima chiesetta, nel più antico quartiere della città medievale. Costruita nel XII secolo, essa poggia le sue fondamenta sul basamento di un tempio dorico del V secolo a.C. che alcuni ritengono essere quello di Athena, sull'acropoli di Akragas. Preceduta da un piccolo ed elegante cortile, la chiesa presenta una raffinata facciata ingentilita da un portale duecentesco arabo-normanno e da belle finestre e monofore. L’interno è a tre navate con un bel soffitto che ricorda quello della cattedrale ed è arricchito da alcune tracce di affreschi trecenteschi. Dalla navata di sinistra è possibile, attraverso uno stretto corridoio, accedere al basamento nord del tempio dorico, del quale sono visibili anche alcuni tamburi di colonne.
Collegio dei Filippini
Il Complesso monumentale del Collegio dei Filippini fu progettato e realizzato fra il 1693 e il 1703 dall’architetto agrigentino Simone Mancuso. L’importante e bella opera architettonica venne edificata inglobando la preesistente chiesa di San Giuseppe risalente al XVI secolo. Il Collegio dei Filippini nella sua lunga storia ha avuto molteplici utilizzi: E’ stato fruito dai Padri Filippini come centro di aggregazione culturale e religiosa e nel 1860 venne trasformato in sede scolastica pubblica e centro di studi scientifici. In modo particolare il complesso monumentale è stato per lungo tempo la sede di laboratori
agronomici, meteorologici e sismografici. Purtroppo a partire dagli anni Sessanta l’edificio venne abbandonato definitivamente, generando, di conseguenza, un lento ed inesorabile degrado architettonico. Solo intorno ai primi anni Novanta si incominciò a delineare un progetto di restauro e di riqualificazione del manufatto a cui sono seguiti i lavori di ripristino
dell’antico segno architettonico che di fatto oggi ce lo restituiscono nella sua originaria bellezza. Attualmente il Complesso Monumentale del Collegio dei Filippini è stato pensato quale contenitore per iniziative polivalenti legate alla cultura e all’arte moderna e contemporanea. In tale prospettiva il Collegio dei Filippini ospita una grande raccolta di opere pittoriche di proprietà comunale, una collezione nata nel 1926 che annovera i dipinti di grandi maestri del Quattrocento fino al XX secolo. All’interno del percorso espositivo è possibile ammirare, fra gli altri, alcuni dipinti di Luca Giordano(1634- 1705), Pietro Novelli (1603-1647), Frà Felice da Sambuca (1734-1805), Fedele da San Biagio (1717 1801),Vincenzo Camuccini ( 1771-1844), come anche opere del ‘400 siciliano qauli ad esempio una meravigliosa Crocifissione su tavola e alcune opere scultoree raffiguranti l’agiografia cristiana. Ed insieme a questi lavori nelle prestigiose sale del Collegio dei Filippini trovano il loro spazio anche due importanti collezioni private: La Collezione Sinatra, raccolta da Francesco Sinatra nel 1933 degna di nota perché raccoglie le opere di Francesco Lojacono (1838-1915), uno dei più rilevanti pittori del paesaggismo dell’Ottocento italiano e la collezione dedicata al genio artistico del grande maestro Gianbecchina (1909-2001). Infine all’interno dell’esposizione trova posto anche un’interessante sezione Etno-Antropologica contenente gli archetipi di architetture rurali di Vanadia e i Pupi Siciliani di Caruana.
La valle dei templi
La Valle dei templi è la zona più conosciuta e decantata di Agrigento: i monumenti che vi si ergono sono quanto ci è rimasto dell'antica città di Akragas, fondata nel VI sec. a.C. da coloni gelesi e divenuta nel volgere di circa cento anni "la più bella città dei mortali". Ricca e potente, estese la propria supremazia su un vasto territorio e divenne importante riferimento per artisti e filosofi dell'epoca. Distrutta dai cartaginesi nel 406, fu rifondata da Timoleonte nel 340 a.C. e visse nuovi momenti di splendore, pur avviandosi inevitabilmente alla decadenza, definitiva con l'avvento dei Bizantini. La città antica fu abbandonata nel IX sec., dopo la conquista araba, e il nucleo urbano si restrinse su una collina soprastante l'originario insediamento. Passata ai Normanni, la città fu nominata diocesi e si abbellì di numerose chiese. Palazzi e monumenti continuarono a sorgere anche tra il Trecento ed il Quattrocento e nuovamente tra il Seicento ed il Settecento. Sebbene in epoca moderna non si possa dire sempre bene di chi ha costruito in città, Agrigento rimane sempre un'irrinunciabile meta turistica grazie soprattutto alla straordinaria Valle dei Templi che l'UNESCO ha dichiarato patrimonio dell'umanità.
Il tempio di Giove Olimpico
Questo immenso edificio sacro, uno dei più grandi in assoluto dell'antichità (solo due templi, a Efeso e Mileto, lo superano in dimensione) presenta numerose singolarità rispetto ai canoni costruttivi dei Greci: periptero esastilo, con una superficie
complessiva di poco meno di 6500 mq., era diviso all'esterno da mezze colonne con un diametro di ben 4,50 metri aggettanti da una parete piena intercolonnare. Costruito nel periodo più splendido della storia di Akragas, questo immenso tempio, alto più di trenta metri, presentava una soluzione del tutto nuova dal punto di vista architettonico: i telamoni, colossali figure umane, elementi decorativi e partecipi, assieme alle colonne, della funzione portante. Uno di essi fu ricomposto intorno alla metà dell'Ottocento da un archeologo agrigentino. Il calco (l'originale è esposto nel museo archeologico) è steso al suolo nello spazio della cella. Gli akragantini avevano quasi portato a termine la costruzione del colossale edificio, quando la città venne presa dai cartaginesi, i quali lo saccheggiarono e ne devastarono l'interno, senza riuscire però a demolirlo.
Il tempio rimase in piedi sino al Medioevo quando, a poco a poco, rovinò completamente.
Il Tempio dei Dioscuri
Nell'ampia area sacra circostante il tempio di Giove, ove insistono numerosi santuari, tracce di altri templi e la stessa agorà, svettano elegantissime le quattro colonne residue del piccolo edificio realizzato nel V secolo (rialzate nel 1836). Era il più piccolo tempio della collina sacra, ma, per forme, numero e disposizione delle colonne non si differenziava dagli altri più grandi.
Il Tempio Di Ercole
Forse il più antico dei templi akragantini (fine VI secolo) - come testimoniano alcuni caratteri arcaici della costruzione era certamente il più celebre della città. Periptero esastilo, aveva una superficie pari a circa 2000 mq. Dell'antica costruzione posta in posizione spettacolare sopra la Porta Aurea rimangono, purtroppo, solo otto colonne (sulle
quali, sia pure in minima parte, si possono scorgere tracce di pittura purpurea) di cui quattro con i relativi, stupendi capitelli, nonché il basamento e gli avanzi dell'altare.
Il tempio Della Concordia
"Nel tempio della Concordia – scrive Pietro Griffo, uno dei massimi studiosi
di Akragas - l'architettura dorica della metà del V secolo a. C. si presenta in tutta la gamma di raffinate sottigliezze che ne caratterizzano lo stile. L’intero edificio, solo che lo si guardi da posizione idonea, offre anche a occhio nudo - nel basamento, nelle colonne, nella trabeazione - curvature e rastrema/ioni quali sono note da altri templi greci ma che qui raggiunsero, forse, estremi di applicazioni tali da farne un capolavoro assoluto di forme euritmiche, di squisite armonie, impossibili ad esprimersi con le parole". Il suo nome è del tutto convenzionale, essendogli stato assegnato poiché vi fu rinvenuta un'iscrizione romana che, tuttavia, con il tempio stesso non ha alcun rapporto. L’ottimo stato di conservazione è dovuto a un fortunato episodio: contrariamente agli altri templi pagani che la superstizione e l'ignoranza dei cristiani vollero demolire, esso fu convertito in chiesa. Nel 1788 l'edificio è stato restituito alla sua antica, ineguagliata forma.
Il tempio di Giunone Lacinia
Il nome di questo tempio, quasi del tutto identico a quello della Concordia e posto spettacolarmente su un dirupo, è convenzionale.
Nei pressi sono ancor ben visibili un grande altare per i sacrifìci (a est) e un tratto di strada profondamente solcato dalle ruote dei carri.
Il tempio di Esculapio e la tomba di Terone
Questo piccolo tempio, sempre del V secolo, si differenzia dagli altri sia per l'insolita ubicazione fuori dalle mura (a valle del Tempio della Concordia) sia per la forma sia, ancora, per le contenute dimensioni. La tomba di Terone (o Hereon si trova nel cuore della necropoli romana che si estende sulle pendici della collina aldilà dell'antica cinta muraria (a sud del tempio di Ercole). Si tratta di un magnifico esempio di architettura dorico-ionica risalente al III secolo a. innalzato molto probabilmente dai Romani, a memoria dei soldati morti durante l'assedio della città.
La Kolymbetra
Dopo la vittoriosa battaglia di Imera (480 a.C.) il tiranno Terone adibì i prigionieri cartaginesi alla realizzazione di una quantità di opere pubbliche, dai templi alla rete idrica e, tra le altre cose, nel luogo in cui sboccavano le gallerie drenanti per l'approvvigionamento delle acque, fece scavare "una grande vasca, detta Kolymbetra, del perimetro di sette stadi, profonda venti braccia; condottevi le acque delle fonti e dei ruscelli, ne venne vivaio di pesci per i banchetti e la allietavanocigni e altri volatili. Ben presto la piccola valle incisa tra pareti di calcarenite, posta tra il tempio dei Dioscuri e quello di Vulcano, non fu utilizzata come vasca o piscina, ma interratasi, divenne, proprio per l'abbondanza delle acque, un orto e un frutteto tra i più fertili della Valle dei Templi". Oggi, grazie all'impegno del FAI, il Fondo per l'Ambiente Italiano al quale è stato affidato nel 1999, e al sostegno economico di alcuni sponsor, il giardino della Kolymbetra è tornato a nuova vita. Un luogo altamente suggestivo in cui storia e natura si intrecciano saldamente, dando vita a un percorso che è fonte di grande emozione per tutti i visitatori. Un sentiero si dipana tra aranci e limoni, gelsi e carrubi, mandorli e salici, tamerici
e ginestre consentendo di visitare agevolmente il grande giardino (circa cinque ettari) che riassume in sé l'aspetto naturale della Valle, così com'era in origine. Il giardino, la cui visita è inserita nel normale circuito della Valle, è aperto con i seguenti orari: da novembre a gennaio dalle 10 alle 17, da febbraio ad aprile dalle 9 alle 18, da maggio a ottobre dalle 9 alle 19; chiuso tutti i lunedì, dal 7 al 31 gennaio e nella giornata della sagra del mandorlo in fiore
Poggio San Nicola e Quartiere ellenistico - Romano
Questa ricchissima zona archeologica si trova al centro del pianoro su cui sorgeva la
città. L’Oratorio di Falaride (la cui denominazione trae origine dalla tradizione secondo la
quale in quel sito era ubicato il palazzo del primo tiranno akragantino) è un elegante edificio risalente al I secolo a.C.,parzialmente sovrapposto all’ekklesiasterion, fortemente rimaneggiato dai goti. Questo era il luogo di assemblea dei cittadini di cui, oggi, rimangono solamente le gradinate.
Nella stessa area, recentemente, è stato scoperto anche il bouleuterion. Immediatamente ad est di questo straordinario insieme archeologico è ubicato il quartiere ellenistico-romano, un'area di oltre 10.000 mq, sulla quale si estende il magnifico complesso urbano, parte della città, i cui resti, sovrapposti, sono databili tra il V ed il IV secolo a.C. Questo spaccatodella città offre al visitatore la possibilità di constatare la perfezione del sistema stradale ippodameo, le grandi insulae ed i resti delle magnifiche costruzioni. L’abitazione più interessante è la "Casa del Peristilio" che conserva numerosi pavimenti musivi. Numerosi altri sono i siti archeologici agrigentini che meritano una visita: ci limiteremo a segnalarne alcuni. Nei pressi del cimitero, le rovine del Tempio di Demetra e Kore, sulle quali, in epoca normanna, è stata edificata la Chiesa di San Biagio; il santuario rupestre di Demetra di forme greche arcaiche e presumibilmente adibito a culto indigeno pre-greco; i resti della Porta I e delle fortificazioni greche. Lungo tutta la metà orientale della collina dei templi, la necropoli cristiano bizantina e numerose tracce della rete viaria che collegava i templi all'agorà.
Il museo archeologico
Edificato nel 1960, il museo è attaccato all'antico complesso conventuale cistercense di San Nicola: Vi si accede dal grazioso chiostro, adattato ad atrio, lungo un muro nel quale è posto un lungo sedile di pietra calcarea rinvenuto durante gli scavi nell'area dell’agorà. Nel museo sono raccolti reperti relativi ad Akragas e al suo territorio ordinati secondo due specifici itinerari: il primo relativo alla città antica vera e propria e al territorio extraurbano; il secondo con reperti provenienti dall'intero territorio di pertinenza di Akragas, oggi suddiviso fra le province di Agrigento e Caltanissetta. Gli itinerari e la planimetria del museo sono illustrati all'ingresso. Diciotto le sale in cui sono esposti i reperti, divisi per argomento secondo moderni e precisi criteri, dalla scultura all'architettura, dalle collezioni vascolari alle necropoli. Nell'ambito dei reperti relativi al periodo precedente alla colonizzazione ellenica, spiccano il calco di una patera con figure animali a rilievo e un vaso sacrificale (dinos) su cui è raffigurata la Triskeles, ossia l'antico simbolo della Sicilia. Tra gli oggetti relativi al periodo greco, hanno particolare valore la collezione di vasi attici a figure rosse e nere (bello in particolare il cratere di Dioniso) e naturalmente, per la sua possenza straordinaria, il grande telamone del tempio di Zeus. Inoltre il bellissimo Efeso di Agrigento,una statua marmorea del V secolo. Per quanto riguarda, infine, i siti archeologici della provincia, spicca il cratere di Gela in cui sono raffigurati una centauromachia e combattimenti tra Greci e Amazzoni.
Casa natale di Pirandello
A breve distanza dal centro di Agrigento (6 km nei pressi di Porto Empedocle), in una contrada dal singolare ed emblematico nome Kaos, si trova la casa natale del grande Premio Nobel Luigi Pirandello, oggi trasformata in museo.
Al suo interno sono custoditi manifesti, foto e ricordi. Un parco letterario ispirato all'opera di Pirandello è stato recentemente istituito: contattando lo 0922 402862 è possibile partecipare a "viaggi sentimentali" con attori e cantastorie che ripercorrono i luoghi cari allo scrittore, eternati nei suoi lavori.
Il mare: San Leone
Il più rinomato e frequentato lido balneare della provincia di Agrigento è senza dubbio quello di San Leone. D’estate è meta di numerosi villeggianti, siano essi italiani che stranieri, che trovano a loro disposizione chilometri di spiagge libere e di sabbia finissima. Una passeggiata rilassante tra le palme altissime del lungomare "Falcone e Borsellino" è resa ancor più affascinante soprattutto nelle ultime ore di luce quando il sole scompare dietro quello stesso azzurro mare africano descritto da Luigi Pirandello nelle sue opere. I più giovani trovano a San Leone locali notturni dove potere ballare fino al mattino o
chiacchierare amichevolmente seduti ai tavoli dei chioschi in riva al mare ma anche gli adulti possono cogliere le occasioni di svago con i piano-bar ed i “Caffè concerto”. I piccolissimi nel periodo estivo trovano nel lido ben due Luna Park (uno di questi funzionante anche d'inverno) per dare sfogo alla loro voglia ludica. Nella zona si possono trovare diversi alberghi o pensioni e tre campings internazionali a poche centinaia di metri dalle spiagge. Il lido è dotato di nuovo porticciolo turistico nel quale possono approdare natanti di piccole e medie dimensioni.
Le Feste e gli eventi
Febbraio: Sagra del Mandorlo in fiore
La festa forse più famosa di Agrigento si celebra da oltre mezzo secolo. Spettacoli, parate, incontri e un grande festival internazionale del folclore animano la città per una settimana.
Marzo - Aprile: la Settimana Santa
Prima il dolore per la morte di Cristo, poi la gioia della resurrezione: la Settimana Santa è un momento di intima religiosità ma anche di pittoresche celebrazioni.
Giugno: Premio per il Cinema e la Narrativa "Efebo d'oro"
Un riconoscimento ambito che ogni anno premia le migliori opere cinematografiche tratte dai libri.
Luglio: San Calogero
II momento culminante della festa in onore del Santo Nero di Agrigento è la movimentata processione del simulacro seguito da migliaia di persone, ma la ricorrenza di "San Calò" non è solo questo. Un'occasione da non perdere per conoscere vita e folclore della città.
Durante l'estate:
Concerti, teatro, feste in piazza, mercatini.
Novembre-dicembre: il Convegno Internazionale di Studi Pirandelliani
Rivive ogni anno, solitamente tra novembre e dicembre, uno dei più celebri e amati figli di Agrigento: studiosi da ogni parte si danno appuntamento per dibattere un'opera ancora attuale.
"Esercitatevi nelle sante virtù. Mettete a base una umiltà profonda nella piena conoscenza della vostra miseria, nella quale conoscenzaconsiste l’umiltà che da s. Francesco di Sales fu chiamata « verità »."
Ma la prova più alta della sua paternità spirituale si ebbe durante il colera, che a cominciare dall'agosto del 1887 afflisse Messina con parecchie migliaia di morti. L'Osservatore Romano del 18 settembre riferiva in sintesi le notizie ricevute da Messina con queste parole "I giornali liberali scrivono elogiando quell'arcivescovo per la carità e lo zelo da lui spiegati, manifestatesi il brutto morbo in quella città. È ammirevole l'opera cristiana che compie questo santo pastore della Chiesa.